Prega detective by ELLROY James

Prega detective by ELLROY James

autore:ELLROY James
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Arnoldo Mondadori
pubblicato: 1996-05-28T22:00:00+00:00


9

Non ho idea di come riuscii a raggiungere Ensenada, né conosco il perché della mia fuga verso sud, sempre più a fondo in un paese straniero. Quando un corpo grida il suo bisogno d’alcol, la logica non conta più. Percorrendo la tortuosa autostrada costiera, superai due caselli e proseguii verso sud. Nascosi il volto sporco di terra e lacrime alla vista dei casellanti, allungando loro un biglietto da un dollaro e ripartendo rapido con quello che speravo potesse passare per un saluto amichevole. Il mio corpo funzionava, il rito della guida, della necessità di mantenermi all’erta per rispondere alle necessità della strada mi impediva di crollare. Ma la mente mi faceva brutti scherzi: la paura e la confusa consapevolezza che la mia vita fosse irrimediabilmente in frantumi mi facevano pulsare le tempie, trasformando il parabrezza e l’autostrada che mi si stendeva di fronte in una macchia indistinta.

Dopo un po’ il panico mi divenne quasi familiare, meno affilato. Sapevo che esisteva una panacea che avrebbe rimesso tutto in prospettiva: la bottiglia. L’unica cosa che importava era riprenderla in mano.

Sulla riva del mare, più in basso della strada, Ensenada mi si rivelò in una fuga di luci. Tenendomi sulla corsia esterna e sforzandomi di procedere lentamente, scorsi le luci delle imbarcazioni illuminare il porto. Alla periferia della città imboccai una strada che conduceva al mare. Dopo circa un chilometro e mezzo trovai ciò che cercavo: una toilette sulla spiaggia. Mi sedetti sul gabinetto e liberai l’intestino e la vescica. Per un minuto cercai di iperventilare, controllando il tempo con la lancetta dei secondi del mio orologio. Mi lavai la faccia incrostata, dapprima con acqua calda e quindi con la fredda, e mi cosparsi le ascelle di una manciata di sapone in polvere nel tentativo di estirparmi di dosso l’odore della paura. Mi pettinai e iniziai a sentirmi un po’ meglio: il mio istinto di sopravvivenza era ancora intatto. I tremori erano ormai soltanto interiori. Ero pronto ad affrontare la civiltà.

Risalii in auto e mi diressi in città. Ensenada era una Tijuana in sordina, meno miserabile, più tranquilla e baciata dalla brezza marina. La notte era perfettamente trasparente. Parcheggiando di fronte alla prima bottiglieria che incontrai, gettai un'occhiata verso nord, aspettandomi di scorgere le colline marroni e polverose illuminate dalle fiamme. Ma non vidi nulla.

Il proprietario della bottiglieria non mi degnò nemmeno di uno sguardo quando acquistai due bottiglie di whisky, un sacchetto di ghiaccio e una ginger ale. Ora non mi restava che trovare un rifugio sicuro, un buco in cui nascondermi e bere. I sordidi hotel del centro avrebbero potuto offrire un buon riparo a un gringo corpulento, ma erano troppo chiassosi, troppo prossimi all’arena del turismo. Risalii in auto e ripresi il cammino verso sud, le bottiglie sul sedile accanto a darmi sicurezza.

Al confine meridionale di Ensenada, nascosta ai margini di un'area edificata, trovai quello che faceva al caso mio: una piccola pensione a due piani di stucco bianco. Cuartos, recitava la grossa insegna davanti all’ingresso. Stanze. Lasciai il fucile nel bagagliaio e presi la valigia e il sacchetto di carta degli alcolici.



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